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Gli scenari probabilistici e il What if: stimare i rendimenti futuri

Gli scenari probabilistici e il What if: stimare i rendimenti futuri

Gli scenari probabilistici e What if: i rendimenti futuri

 

Gli scenari probabilistici sono una rappresentazione dei possibili macro-scenari dei rendimenti futuri di un’attività finanziaria. Ovviamente costituiscono un’approssimazione: tali scenari possono realizzarsi con probabilità diverse e con una variabilità anche ampia del valore realmente corrisposto alla scadenza futura.

Nonostante l’intrinseca imprecisione del mezzo gli scenari probabilistici possono essere utili nel trasmettere ai potenziali acquirenti una prima stima del cosiddetto “rischio di performance” degli strumenti che sono loro proposti, rappresentando quindi un modo per colmare le asimmetrie informative tra offerte e acquirente.

 

Come è nata la metodologia degli scenari probabilistici

A parlare di scenari probabilistici è stato l’organismo di controllo della borsa e dei mercati, la Consob. Il testo, arrivato qualche mese dopo il crack della Lehman Brothers, si inseriva in una serie di iniziative volte ad accrescere la trasparenza  d’informazione sui rischi che gli emittenti devono dare ai loro clienti quando collocano i loro prodotti obbligazionari.

 

Come funzionano

La simulazione degli scenari probabilistici mette in relazione il peso del grado di rischio di un investimento e le probabilità di guadagno o di perdite e ne trae una distribuzione di probabilità dei possibili controvalori del capitale investito

Gli scenari possibili sono 4:

  1. Scenario di rendimento negativo
  2. Scenario di rendimento positivo o nullo ma inferiore a quello del risk free asset
  3. Scenario di rendimento positivo e in linea con quello del risk free asset
  4. Scenario di rendimento positivo e superiore a quello del risk free asset

Dove l’assegnazione di un numero possibilmente elevato di eventi probabili nei 4 scenari permette di mitigare le differenze attribuibili alla scelta dei modelli per il calcolo dei rendimenti futuri.

Dopodiché per ogni scenario futuro sono indicati, secondo le condizioni di mercati presenti:

  • La probabilità di accadimento
  • Il controvalore finale del capitale investito, cioè la performance assoluta
  • Il tasso di rendimento lordo annuo implicito, cioè la performance, al lordo dei costi

 

Gli scenari What-if

La Consob ha esortato il rispetto dell’obbligo della presenza degli scenari probabilisti fino al 2011, ma poi la normativa non è mai entrata realmente in vigore, in quanto la Consob stessa ha preferito agli scenari probabilistici gli scenari what-if.

Nella metodologia in questione si calcolano i rendimenti nel caso di una modificazione ipotetica di qualche caratteristica esterna (come la variazione dei tassi di interesse).

Gli scenari in questo caso possono essere favorevoli, neutri o sfavorevoli e permettono di evidenziare un determinato impatto, focalizzando l’attenzione dell’investitore su una componente specifica

 

I limiti degli scenari

Attorno agli scenari probabilistici si è strutturato un vivace dibattito tra chi vede nella reticenza degli intermediari a produrli della malafede e chi invece, al contrario, li trova una truffa.

Quanto la prima casistica, la cattiva volontà nell’introdurli in reportistica sarebbe dovuta alla possibilità di vendere prodotti inefficienti che mai potrebbero dare dei ritorni positivi e che tali scenari evidenzierebbero. Dell’idea opposta vi è invece chi sostiene l’inutilità e la dannosità di tali scenari basati su componenti troppo discrezionali e che essi essendo troppo esemplificativi non provino nulla.

L’opinione di chi scrive è che non sia un lavoro inutile produrli, ma che non possano essere attendibili a sufficienza nel basarci realmente per delle scelte finanziarie.

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